I miei pochi lettori non più giovanissimi ricorderanno
certamente una famosa trasmissione didattica degli albori di mamma RAI: Non è mai troppo tardi. Un nebuloso e
tremolante schermo in bianco e nero inquadrava il viso rassicurante del famoso
maestro Manzi, che ogni giorno, dal 1960 al 1968, intratteneva, insegnando a
leggere, scrivere e far di conto, centinaia di migliaia di adulti
semianalfabeti che ancora popolavano l’Italia. Per allora, venivano utilizzate
tecniche di insegnamento moderne, che oggi potremmo quasi definire
“multimediali”, arricchite da filmati, supporti audio, disegni e illustrazioni.
Il titolo della trasmissione, ottimista e beneaugurante, ricordo un po’
anacronistico di una lontanissima infanzia, mi serve da collegamento alle mie
riflessioni letterarie di inizio anno.
Non è mai troppo tardi, quindi, per conoscere e
apprezzare scrittori che, pur noti, non hanno mai stranamente fatto parte della
mia lista di priorità. Tra questi, oggi voglio ricordare Jean-Claude Izzo.
Lo scrittore e giornalista marsigliese, morto
prematuramente nel 2000, rappresenta una di quelle scoperte tardive, così
soddisfacenti e gratificanti da farti subito dimenticare il rammarico per non
averlo incontrato prima nel corso della tua lunga vita da lettore.
Schiettezza genuina e passione mediterranea trasudano
dalle righe della sua famosa trilogia dedicata a Fabio Montale e alla sua città, Marsiglia (Casino totale, Chourmo e Solea). Le descrizioni dei vicoli della
città vecchia, del porto, delle piazze, dei caratteristici locali dove assaporare
un buon Pastis suggeriscono un amore profondo e radicato nel tempo per questi
luoghi e per l'atmosfera multietnica che vi si respira, pur contaminata da
mille olezzi spesso sgradevoli, comuni a tutti i grandi porti e le città di
mare.
La rude morale pessimistica e disincantata del suo
personaggio, Fabio Montale, figlio di
immigrati italiani, poliziotto controcorrente ed emarginato a sua volta, e i
suoi stretti rapporti con la gente comune, i piccoli delinquenti, i giovani
emigrati, trasmettono una profonda umanità e una pietas quasi anacronistica, in
netto contrasto con la crudeltà e la spietatezza dell'ambiente che lo circonda.
Per questo il Fabio Montale di Izzo è stato assimilato al Montalbano di Camilleri e al Charitos di Markaris. Uomini semplici più che sbirri, affacciati sul mediterraneo a diverse latitudini, ma accomunati dallo stesso afflato di umanitá e buoni sentimenti, duri e puri nel perseguire con onestà e coerenza il loro credo morale, più vittime che carnefici.
In fondo, proprio i poliziotti che vorremmo sempre vedere nella realtà e che vorremmo sempre incontrare nel momento del bisogno, ma che purtroppo esistono solo nella fantasia dei nostri scrittori preferiti.
E nonostante tutto, ci troviamo di fronte a semplici
romanzi cosiddetti Noir, trame gialle
a tinte forti e fosche, cattivi molto cattivi e buoni poco di buono, poco
raccomandabili già nell'aspetto e molto discutibili nel comportamento.
Decisamente poco didascalici e iconografici, quasi una sorta di James Bond in
versione Lino Banfi.
Per questo il Fabio Montale di Izzo è stato assimilato al Montalbano di Camilleri e al Charitos di Markaris. Uomini semplici più che sbirri, affacciati sul mediterraneo a diverse latitudini, ma accomunati dallo stesso afflato di umanitá e buoni sentimenti, duri e puri nel perseguire con onestà e coerenza il loro credo morale, più vittime che carnefici.
In fondo, proprio i poliziotti che vorremmo sempre vedere nella realtà e che vorremmo sempre incontrare nel momento del bisogno, ma che purtroppo esistono solo nella fantasia dei nostri scrittori preferiti.