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domenica 7 settembre 2014

L'isola che non c'è... Forse c'è

Aspra, brulla, selvaggia, bruciata dal sole dell'Egeo e a periodi sferzata dal Meltemi, incastonata nell'arcipelago delle Cicladi Meridionali, l'isola di Folègandros, pur apparentemente inospitale, nasconde un sorprendente segreto.

È l'isola del silenzio.
Nessun locale notturno, nessun bar fracassone, nessuna spiaggia attrezzata, né beach bar che sparano musiche demenziali ad alto volume, né tantomeno villaggi turistici all-inclusive con animazione a tutte le ore.
Poco traffico, perlopiù dovuto ad auto e moto noleggiate dai turisti, attraverso un'unica strada, che serpeggia lungo la dorsale dell'isola per circa una dozzina di chilometri.
Pace e silenzio ovunque, o quasi. 

Alla consegna del silenzio si sono adattati perfino i turisti (tanti!) e -udite udite!- addirittura, così è sembrato a me,  quelli italiani (troppi!).
La rispettano con notevole costanza perfino i bambini e i cani (più affidabili i secondi...). 
E stranamente anche le suonerie dei cellulari.

Va detto, per amor di precisione, che non ho frequentato il capoluogo Chora nelle ore serali e notturne (non sono mai stato un nottambulo, tantomeno in ferie...), quindi non posso affermare con assoluta certezza che questa consegna sia rispettata anche in tale frangente, ma da quel che ho potuto notare, il più gettonato passatempo sembra essere quello di poltrire sulle sedie dei bar e delle taverne a tutte le ore, a bere, leggere, chiacchierare a bassa voce o semplicemente ammazzare il tempo, spesso in silenzio, ognuno per sé, davanti allo schermo del tablet o dello smartphone.
L'unica eccezione è rappresentata dagli anziani del luogo, che si animano durante interminabili partite di backgammon, il tradizionale gioco che da queste parti equivale alla briscola o al tressette delle nostre vecchie osterie di campagna.

Le spiagge migliori sono le più difficili da raggiungere; o a piedi, per i più coraggiosi, o in barca. E tutte rigorosamente vergini, assolate e desertiche. A parte la zona del porto, rare anche le classiche taverne sul mare. 
Quindi, una volta conquistato il difficile obiettivo, il turista soddisfatto se lo gode in religioso silenzio. Naturalmente, la straordinaria bellezza e qualità del mare ripagano ogni sforzo.

Passeggiando la sera lungo il porto, l'unico rumore proviene dalla risacca della spiaggia. Non uno scroscio di risa o un vociare improvviso traboccano dalle terrazze delle taverne. Tutti parlottano sommessamente e assaporano l'atmosfera d'altri tempi che pervade il luogo.
La pace è rotta solo occasionalmente dalla sirena del traghetto, che avvisa del suo arrivo o della sua partenza. Così come il traffico del porto, in occasione del transito dei traghetti, rappresenta l'unico momento di momentanea confusione. 

Unica nota dolente, l'asprezza del territorio va di pari passo con quella della popolazione. Raramente il popolo greco si è dimostrato così poco ospitale e affabile come su quest'isola. 
Anche se ormai, purtroppo, di veri greci autoctoni che lavorano in ambito turistico ne sono rimasti decisamente ben pochi.
Forse la difficoltà di adattare il proprio antico ritmo di vita mediterraneo alle esigenze del turismo moderno e alle pressioni del dio denaro è all'origine della rudezza con cui l'isola e i suoi abitanti affrontano questo rapporto conflittuale. 
Finora bisogna dire che ambedue, isola e abitanti, sono riusciti a mantenere sufficientemente intatta e protetta la propria integrità geografica e culturale.

Il silenzio e la quiete rappresentano la cornice ideale di questo paesaggio dimenticato dal tempo.