Blog NEWS (13/05/17)

  • - The end of the game...
  • - Continua l'autunno: nuovo post.
  • - Nuove foto: autunno stagione magica!

sabato 28 novembre 2015

"Specie in via di estinzione"

HOMO ITALICUS, MASCHIO BIANCO ADULTO ITALIANO AUTOCTONO



Se fa un complimento ad una collega di lavoro, viene denunciato per MOLESTIE SESSUALI.

Se si offre più di una volta di accompagnarla a casa, viene denunciato per STALKING.

Se litiga con la moglie, viene denunciato per VIOLENZA DOMESTICA.

Se si permette di dare una sberla al figlio maleducato e irrispettoso, viene denunciato per MALTRATTAMENTI A MINORI.

Se non mostra il suo entusiasmo per omosessuali, lesbiche, gay pride e adozioni a coppie omosessuali, viene accusato di OMOFOBIA.

Se manifesta il suo disprezzo nei confronti di etnie, religioni, culture e tradizioni che praticano regolarmente massacri, stupri, violenze fisiche e psicologiche a donne e bambini, armano e fomentano gruppi di fanatici pronti ad ammazzare a sangue freddo cittadini innocenti, viene accusato di RAZZISMO E XENOFOBIA.

Se, per difendere se stesso e la sua famiglia, spara e uccide uno dei tanti  delinquenti, ladri e assassini che popolano il pianeta, viene denunciato per OMICIDIO VOLONTARIO.

Se resta coinvolto, suo malgrado, in incidenti o cataclismi in cui, per caso, muore una donna, viene accusato di FEMMINICIDIO.

Se investe un cane che improvvisamente sbuca da un giardino tagliandogli la strada e non si ferma a fare il massaggio cardiaco e la respirazione bocca a bocca, viene denunciato per OMISSIONE DI SOCCORSO.

Se distrattamente gli sfugge un commento piccante, sottolinea un doppio senso o racconta una barzelletta a sfondo sessuale, viene accusato di essere SESSISTA E MASCHILISTA.

Se si autocontrolla attentamente e non ci prova, non fa il galante, non sta al gioco, le donne lo considerano IMBRANATO ED IMPOTENTE.

Se si dimostra tollerante, ospitale, comprensivo, arrendevole, ligio alle regole, politically correct e aperto al dibattito democratico, la premiata ditta Renzi-Alfano-Boldrini, la moglie, il figlio, i colleghi di lavoro, tutti gli immigrati di ogni razza e religione, compresi i loro cani, glielo infilano in quel posto in meno di un secondo.



...MA VAFFANCULO, VA !!!



domenica 11 ottobre 2015

Una voce nel deserto

Il cosiddetto Rock Progressivo Italiano si è ritagliato da sempre un posto di tutto rispetto nel panorama musicale mondiale. Ai nomi storici come Premiata Forneria Marconi, Orme, Banco del Mutuo Soccorso, Area, Osanna hanno fatto seguito, dagli anni novanta a tutt'oggi, gruppi e musicisti dotati di indubbie capacità che hanno ottenuto soddisfazioni importanti nelle classifiche internazionali del genere. 
Basta scorrere uno dei siti web più prestigiosi, come www.progarchives.com, per rendersene conto. Fabio Zuffanti e la Maschera di Cera, Barock Project, Il Bacio della Medusa, Logos, La Coscienza di Zeno e altri occupano posizioni di tutto rispetto e raccolgono critiche spesso molto lusinghiere.
Ma... Per i miei modesti gusti musicali c'è un "ma".
Quasi sempre le parti vocali mi lasciano indifferente, o peggio, piuttosto deluso e amareggiato.

Si fa strada allora il rimpianto per aver perso la più bella e particolare voce progressive che la musica italiana abbia partorito: Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso.

Pur tenendo giustamente conto di debite eccezioni, come Alessio Calandriello, cantante de La Coscienza di Zeno o Luca Pancaldi dei Barock Project, le capacità vocali di Francesco di Giacomo rimangono a mio parere insuperate e forse insuperabili. 
A proposito di rimpianti, anche se con ben altre caratteristiche timbriche, non posso dimenticare in questa sede la voce del grande Demetrio Stratos degli Area, prematuramente scomparso nel 1979 a soli 34 anni.
Nella complessità compositiva e negli arrangiamenti della musica progressive, riuscire ad "incastrare" in modo armonico e piacevole una bella voce solista risulta spesso difficile, anche per i maestri riconosciuti del genere e per i gruppi di matrice anglosassone, indubbiamente favoriti dalla musicalità della lingua madre. Una delle vette irraggiungibili è rappresentata, credo di poter affermare senza rischio di smentita, da Jon Anderson degli Yes.
Figuriamoci poi se il cantato è in italiano. Ma in questo senso oserei dire che il Banco e Francesco Di Giacomo sono riusciti magnificamente nell'impresa e ci hanno regalato perle di rara bellezza, dall'indimenticabile "Non mi rompete" a "750000 anni fa... l'amore", "R.I.P.", "Il ragno", solo per ricordarne alcune.

Per uno della mia generazione, che ha vissuto in prima persona l'entusiasmante rivoluzione musicale degli anni settanta, l'inesorabile trascorrere del tempo, associato alla progressiva scomparsa di punti di riferimento musicali importanti e ormai insostituibili, come Francesco Di Giacomo, è fonte di sofferenza e rimpianto.

Restano comunque a consolarci i documenti incancellabili, LP, CD, DVD, oltre ai nostri ricordi di emozioni, di eventi, di concerti (chi si ricorda della Carovana del Mediterraneo all'Arena di Verona? Era il lontano settembre 1978...).

Basta prendere il vecchio 33 giri originale, con la sua custodia a forma di salvadanaio, estrarre i suoi inserti, sfilare il vinile amorevolmente conservato in perfette condizioni (qualità di stampa permettendo...), adagiarlo sul piatto del giradischi et voilà, la magica voce di Francesco torna fra noi.









lunedì 7 settembre 2015

La tecnologia aiuta gli audaci

Sarà il coraggio della disperazione o forse dell'incoscenza. Sarà l'affollamento insanabile della nostra biblioteca, ormai al collasso, con libri in seconda e terza fila o impilati in orizzontale negli spazi ancora vuoti. Sarà la sofferenza nel dover decidere quali vecchi libri sacrificare per liberare spazio ai nuovi, quali libri esibire in prima fila come gloriosi trofei, pilastri insostituibili della nostra conoscenza, e quali invece relegare nell'oscurità degli scaffali più lontani o, peggio ancora, nei bauli delle cantine. 

Sia quel che sia, ora ci troviamo fra le mani l'odioso, freddo, inanimato attrezzo tecnologico: un iPad da usare, fra le altre cose, come "ebook reader", la tomba del vecchio lettore incallito. 
La diffidenza iniziale è inevitabile, ci manca il profumo della carta stampata, il melodioso frusciare della pagina, il lento movimento delle dita che sfogliano avanti e indietro, ma col tempo vediamo aprirsi orizzonti impensabili.

Scenario n.1
Sto leggendo un romanzo di cappa e spada. Mi imbatto in Luigi XIII o nel cardinale Richelieu e voglio rinfrescare la mia memoria storica. Poco male. Metto in pausa il mio eBook, apro Wikipedia e cerco le notizie che mi interessano. Soddisfatta la curiosità, torno alla mia lettura.
Scenario n.2
In un avvincente romanzo giallo, il nostro eroe si lancia in un disperato inseguimento nelle strade del quartier Latino a Parigi. Niente di meglio per immedesimarsi nel protagonista che aprire Google Maps e, tramite la funzione "street view", seguire passo passo lo svolgersi dell'azione.
Scenario n.3
Finalmente ho per le mani il testo di un autore italiano che sa cosa significhi scrivere in bello stile, con prosa elegante e raffinata, usando vocaboli inusuali e talvolta desueti. Ma, ahimè, mi imbatto spesso in parole di cui non conosco il significato. È l'occasione buona per aprire il dizionario della lingua italiana che ho caricato nella memoria del tablet. Dalla pagina del libro si scorre su quella del dizionario, si attiva la funzione di ricerca et voilà, ogni mistero è risolto.
Scenario n.4
Con l'età ho imparato ad apprezzare l'arte. Che bello leggere un romanzo ambientato nel secolo d'oro dell'arte fiamminga, ove, con dovizia di particolari, vengono descritti capolavori di cui abbiamo solo un vago ricordo. Come fare a capire la loro storia o le tecniche di pittura, senza poterli vedere? Nessun problema. Abbandoniamo per un attimo la lettura, apriamo un qualsiasi motore di ricerca e scarichiamo a tutto schermo le immagini dei quadri di nostro interesse, poi, di tanto in tanto, passiamo dal libro al quadro e viceversa.
Scenario n.5
Il libro che sto leggendo è una miniera d'oro di saggezza e contiene frasi intere che mi lasciano senza fiato per la verità che trasmettono. Come fare a memorizzarle e, nel caso, a utilizzarle come preziose citazioni nei miei scritti o nelle mie argomentazioni? Niente di più facile. Possiamo evidenziare direttamente sul tablet la frase che ci interessa, memorizzarla e, con un semplice copia-incolla, riportarla dove vogliamo, su un documento, una mail, una didascalia di una foto.
Scenario n.6
Siamo nell'era dei voli low-cost. Quante volte, alla partenza per le vacanze, abbiamo dovuto fare i conti col peso delle nostre valige?! Quante volte abbiamo dovuto scegliere, se sacrificare un libro o un paio di scarpe? Ora, con un attrezzo che pesa poche centinaia di grammi ci portiamo dietro centinaia di libri e -quasi- tutta l'umana sapienza. Perché soffrire?

Allora, vecchi lettori incartapecoriti, vi siete convinti o no?




venerdì 10 luglio 2015

Ricordi delle Fiandre

Le facciate damascate dei palazzi fiamminghi si riflettono nel canale, con le loro torri, i loro merletti,  le loro finestre incastonate. La luce del tramonto sfiora la torre dell'orologio e i profili a strapiombo dei tetti. Una moltitudine di ragazzi e ragazze a passeggio lungo i moli o seduti con le gambe a penzoloni sull'acqua chiacchiera, ride, scherza.
Le ultime barche, cariche di turisti, tornano dai loro monotoni giri nei meandri dei canali e negli anfratti dei vecchi palazzi nobiliari.

Ma la sera e il buio tardano ad arrivare. 
Siamo nel nord Europa. Le ore di luce si allungano esageratamente verso la notte, creando un'atmosfera surreale.

Dalle finestre a bovindo, cascate di fiori colorati sfiorano l'acqua del canale sottostante e accarezzano le barche di passaggio, le teste dei cigni e delle anatre.
Oltre il ponte muscoso e il pesante portone, aperto solo nelle ore diurne, i lunghi alberi del beghinaggio stormiscono al vento e accompagnano il veloce passo delle monache alla chiamata del vespro.

Dalle ricche cornici del Musées Royaux des Beaux-Arts e del Groeninge Museum, i grandi artisti del secolo d'oro si fanno ammirare in tutto il loro splendore. Pieter Bruegel il Vecchio con "La caduta di Icaro", "Censimento di Betlemme", "La caduta degli angeli ribelli". E con lui molti altri, da Jan van Eyck a Memling. Severi ritratti di notabili e ricchi commercianti, innumerevoli episodi sacri, annunciazioni, crocifissioni, santi martirizzati e orribilmente torturati.


Giunti al termine dei 366 scalini della Torre Civica, il Belfort, come prima cosa, se si è ancora vivi, si tira il fiato. Quindi, riprese le forze, ci si affaccia alle finestre e si ammira il panorama della città e del suo dedalo di canali, i suoi magnifici palazzi, le sue guglie e le sue torri, accompagnati dal frastornante concerto del carillon e delle sue 47 campane.

Dietro l'angolo, quasi all'improvviso, parzialmente circondato e protetto dall'acqua, appare la mole imponente del Castello dei Conti di Fiandra, con la sua torre e le sue mura merlate che si riflettono nitide nel canale che lo avvolge su tre lati. È un tardo pomeriggio limpidissimo; il cielo azzurro e terso offre uno sfondo imperdibile alla classica foto da turista.

Dalle vetrine delle innumerevoli ciocolaterie mille forme curiose e tentatrici di cioccolato nero e bianco ammiccano ai passanti. Varcata la soglia, un inebriante profumo di cacao ci monopolizza l'olfatto e l'assaggio della specialità della casa è d'obbligo. Nonché l'acquisto di qualche dolce ricordo di viaggio, con grande imbarazzo di scelta.


Dalla finestra dell'antica casa in legno che dà direttamente sul canale, ora adibita a pub, sorseggiando una fresca birra locale, ci godiamo lo spettacolo dell'unico violento acquazzone che in pochi secondi scaraventa una specie di alluvione tropicale sulla città e soprattutto sui rassegnati turisti sorpresi durante la gita in barca e in canoa. Asciutti all'andata, li vediamo tornare ai loro approdi bagnati fino al midollo, ma comunque sorridenti, accompagnati dagli applausi scherzosi che escono dalle finestre delle case lungo la riva. 
Noi, belli asciutti e al coperto, sorridiamo ancor di più e brindiamo alla nostra fortuna.





IL TRAILER!


Il video finale lo trovate nella pagina dedicata e su YouTube a questo indirizzo.




P.S. Dedicato all'amico Nicolò, mio immeritato follower, improvvisamente e prematuramente strappato a questo mondo infame.




sabato 25 aprile 2015

Donne... in mezzo a una via, donne allo sbando senza compagnia

A seguito di una di quelle strane coincidenze della vita che ti lasciano inconsciamente pensieroso e sospettoso sull'esistenza di un disegno divino trascendente, mi sono imbattuto nello stesso periodo in due storie, diversissime per ambientazione, periodo storico e contesto sociale, ma accomunate da un unico filo conduttore: la solitudine.
Cercata, voluta, favorita, subita passivamente o solo frutto di sfortunate circostanze, la solitudine è una compagna di vita con cui ciascuno di noi prima o poi deve fare i conti.

La prima storia, che mi ha quasi commosso per la sua tragica quanto assurda banalità, è quella di una giovane donna inglese, nel pieno della vita, ben inserita socialmente, forse anche appagata da una carriera artistica non priva di consensi, che improvvisamente scompare senza che nessuno si preoccupi o si interessi a lei e viene quasi per caso ritrovata cadavere, ormai uno scheletro decomposto, nel suo appartamento alla periferia di Londra dopo ben tre anni dalla morte.

La storia vera di  Joyce Carol Vincent, che nel 2006 ha ottenuto l'onore delle cronache, prima in Inghilterra poi nel mondo intero, rappresenta la fonte d'ispirazione dell'ultimo concept-album di Steven Wilson (Hand. Cannot. Erase.), nuova musa del neo prog contemporaneo, dagli esordi con i Porcupine Tree fino ad oggi come solista. 
Musica e testi coinvolgenti ben si fondono e si completano nella narrazione sofferta e partecipe degli ultimi capitoli dell'esistenza di questa infelice donna, inghiottita dalla megalopoli londinese senza lasciare traccia e la cui morte rimarrà per sempre avvolta nel mistero, anche se dai testi di Wilson si ha l'impressione che goda più credito l'ipotesi del suicidio.


Alcuni anni dopo il suo ritrovamento, la sua storia è stata magistralmente ricostruita, fin dove possibile, in un interessante docu-film: Dreams of a life. Lavoro che ha vinto vari premi internazionali, ma, come sempre, non ha mai visto la luce nel nostro amato paese.




Dalla inconfondibile penna di Georges Simenon (La finestra dei Rouet), un'altra storia, un'altra donna, un'altra solitudine. 
Siamo a Parigi, nelle prime decadi del novecento, fra gli antichi palazzi a pochi passi dai grandi Boulevards. Dominique si nutre della vita degli altri: i suoi giovani ed esuberanti inquilini, La vecchia zitella dell'attico dirimpetto, i negozietti lungo la via, la famiglia della casa di fronte, dalle cui finestre osserva ora dopo ora il tran-tran quotidiano trasformarsi repentinamente in tragedia dai burrascosi contorni che sconvolgerà la sua tranquilla esistenza.
Si immedesima nella bella vedova Antoinette fino a spiarla, seguirla nei suoi turbinosi spostamenti da un uomo all'altro, da un locale notturno all'altro. Si immedesima fino ad entrare nella stessa spirale di autodistruzione. Antoinette come alter ego della squallida e patetica Dominique. Ambedue destinate ad un precipizio di autocommiserazione e disperata solitudine.




Tutte storie di donne sole finite male. Come dicevo, strana coincidenza.





domenica 29 marzo 2015

MISSING !

ONORE

Senso della propria dignità che impone di comportarsi con onestà e coerenza morale; 
Buona reputazione, rispettabilità di cui gode chi si comporta con onestà e rettitudine.

(Dizionario della Lingua Italiana, 2015)







Totalmente estinto e scomparso in questo paese già da molti anni, nella sua definizione originaria, non inquinata e strumentalizzata per altri fini, specialmente in coloro che, per il ruolo pubblico di amministrazione e governo che rivestono, dovrebbero maggiormente farne bandiera.
Chi ne avesse notizia è pregato di farmelo sapere.




venerdì 13 marzo 2015

Un incontro inaspettato...

La reazione di sorpresa è sempre la stessa. Quando sei convinto che ormai la razza umana abbia esaurito le sue cartucce, sia arrivata alla fine della sua tribolata corsa, annichilita e obnubilata dalla sua stessa presunzione, dall'aridità intellettuale, dall'assuefazione di massa, ecco spuntare qualche capolavoro dell'ingegno e della creatività che ti costringe a ricredenti.

La musica è un'arte magica, capace di passare da insulse ed irritanti banalità a vette di trascinante ed entusiasmante inventiva. 
Una di queste prende il nome di SNARKY PUPPY



Una big band di origini texane ma naturalizzata a Brooklyn, NY, che da alcuni anni sforna, contemporaneamente su CD e DVD, bellissime performance dal vivo, registrate in diretta, nel corso di mini-set live collocati in contesti ambientali particolari, dove, novità mai vista prima dal sottoscritto, uno scarso e selezionato pubblico ascolta in cuffia mescolato e confuso fra i musicisti.
Basso (Michael League, band leader), tre chitarre, tre tastiere, sezione fiati, sezione archi, percussioni e uno strabiliante negretto (oddio, non si può dire...!) alla batteria producono un entusiasmante cocktail di progressive jazz/fusion/funky/R&B dai confini estremamente imprecisi e variabili, ma trascinante e contagioso come non mai.

L'ultimo lavoro, We like it hereinteramente strumentale come la maggior parte della produzione del gruppo, soprattutto nella versione video HD (facilmente reperibile su YouTube), lascia a bocca aperta per la qualità dei brani e le capacità tecniche dei musicisti, tutti molto giovani e spesso in grado di passare agevolmente da uno strumento all'altro.
Solo nel precedente lavoro del 2013, Family Dinner vol.1, la band si esibisce in cover più o meno conosciute con un eterogeneo gruppo di ospiti, cantanti e musicisti molto giovani, emergenti e poco noti al grande pubblico, ma dotati di capacità vocali e creative fuori dall'ordinario.
Registrato allo Shaftman Performance Hall, vede la collaborazione del Music Lab Jefferson Center di Roanoke, i cui migliori allievi vengono spesso coinvolti nelle registrazioni della band.
Non per nulla, uno dei brani del disco, nella versione video, Something, cantato da Lalah Hathaway, ha vinto il Grammy Award 2014.


Se i video inseriti qui sotto non vi mettono l'acquolina in bocca, io non so cosa farci...











giovedì 19 febbraio 2015

Canone RAI... Quando mai!

Sta per scadere il termine ultimo, anzi ultimissimo, per il pagamento dell'odiato balzello d'inizio anno: il famigerato canone RAI.

Di fronte alle valanghe di programmi demenziali e diseducativi, alle improponibili imitazioni di format d'oltreoceano, ai talk-show volgari e fasulli imbarbariti da pessime frequentazioni, alla inutile informazione giornalistica vergognosamente succube del potere costituito, alle ridicole fiction di ispirazione sudamericana, il rifiuto di contribuire anche con pochi euro è assolutamente giustificato.

Esistono però, e devo riconoscerlo, grazie all'avvento della TV digitale terrestre, pochi, pochissimi esempi di trasmissioni di cultura e informazione che meritano assolutamente la nostra attenzione e forse, perché no, giustificano almeno in parte il nostro sacrificio economico.
Fra questi, recentemente mi sono imbattuto in alcuni documentari su Rai5 di argomento artistico e storico che mi sento assolutamente di consigliare.

Art of Paesi Bassi : incantevole viaggio in tre puntate attravesso l'arte e la storia delle Fiandre, del popolo fiammingo e dei Paesi Bassi, dagli arazzi e dalle miniature del 1500, attraverso il secolo d'oro, il XVII, fino ai giorni nostri.
Il mercoledì sera su Rai5, alle ore 22:20, poi in replica in altre fasce orarie.


Sempre il mercoledì sera, alle 21:15, in otto puntate, Tomaso Montanari ci narra la magnifica vicenda umana e artistica di Gian Lorenzo Bernini in "La Libertà di Bernini".
Con insuperabili immagini della Roma barocca, delle sue piazze, dei sui palazzi, delle sue fontane.







Tomaso Montanari, Storico dell'arte:

"Sono convinto che gli storici dell’arte servano a fare entrare le opere d’arte nella vita intellettuale ed emotiva di chi si occupa di tutt’altro.
Penso anche che l’amore per la storia dell’arte non debba essere un fatto privato (o peggio un’evasione, o un modo per non pensare), ma pubblico e ‘politico’. L’articolo 9 della Costituzione ha, infatti, mutato irreversibilmente il ruolo del patrimonio storico e artistico italiano, facendone un segno visibile della sovranità dei cittadini, dell’unità nazionale, e dell’eguaglianza costituzionale, perché ciascuno di noi (povero o ricco, uomo o donna, cattolico o musulmano, colto o incolto) ne è egualmente proprietario.
Ma tutto questo è assai difficile da capire, perché oggi la storia dell’arte non è più un sapere critico, ma un’industria dell’intrattenimento ‘culturale’ (e dunque fattore di alienazione, di regressione intellettuale e di programmatico ottundimento del senso critico). Strumentalizzata dal potere politico e religioso, banalizzata dai media e sfruttata dall’università, la storia dell’arte è ormai una escort di lusso della vita culturale."




domenica 18 gennaio 2015

2015, fuga dalla realtà

Dicono che, nella vita, la nostalgia sia una pessima compagna di viaggio.
Per sopravvivere, ci insegnano psicologi, storici, governanti e intelligentoni vari, bisogna sempre guardare avanti, mai indietro. Bisogna rivolgersi al futuro con fiducia, bisogna evitare confronti deprimenti e improduttivi con il passato.

Bene.
Saudade - Josè Ferraz de Almeida Jùnior  (1899)

Quindi mai e poi mai ritornare con la mente a quando il tuo lavoro aveva un valore, a quando qualcuno, seppur fugacemente, apprezzava la tua intelligenza e Il tuo buon senso, ti rendeva partecipe di un progetto, illudendoti di avere un ruolo costruttivo nel mondo, di essere quasi predestinato all'immortalità (in realtà traguardo "quasi" raggiunto, visto che ora ti hanno trasformato in uno zombie con un numero di matricola sulla fronte e null'altro).
Mai e poi mai ripensare alle belle passeggiate nel cuore antico della tua città, fra vecchie osterie fumose, librerie con scaffalature di legno massiccio, piccoli cinema la cui coda all'entrata ostacolava il passeggio del sabato pomeriggio, negozietti a conduzione familiare il cui nome e il cui prestigio passava di bocca in bocca da generazioni.
Mai e poi mai illudersi di aver trascorso i più begli anni della giovinezza in compagnia di veri e insostituibili amici, a ridere, chiacchierare e discutere di tutto fino a notte fonda, seduti sui muretti dei giardini, delle parrocchie, senza nessuna interferenza da parte di Facebook, Twitter, WhatsApp e suonerie demenziali, ma spesso accompagnati dalle urla isteriche ed esasperate delle vecchiette affacciate alle finestre, desiderose di dormire e di stare in pace almeno la notte.
Guai a ripensare al tuo vecchio motorino con avviamento a pedale, monocilindrico, due tempi, alimentato a miscela; quell'intruglio verdastro che ti preparavi personalmente in cantina con le attrezzature del piccolo chimico, retaggio di qualche regalo natalizio dell'infanzia.
Mai ripensare con rimpianto alle inzuppate di pioggia prese correndo in bici o in motorino da un quartiere all'altro della città per una festa, una prova in teatro, una riunione del gruppo "Attività sociali". Al tuo vecchio Eskimo fradicio e ai sacchetti di cellophane usati per proteggere le gambe, al tuo vecchio passamontagna rosso, buono per tutte le occasioni.

Vergognati, se ti viene voglia di rileggere i vecchi autori che hanno contribuito a cambiarti la vita, a stimolarti il pensiero, ad allargarti gli orizzonti. Garcia Marquez, Tolkien, Pavese, Bradbury, Dumas, Buzzati...

E non azzardarti neppure a riascoltare con immutato piacere quei vecchi LP polverosi che ti hanno aperto la mente a sonorità inaspettate: Genesis, Pink Floyd, King Crimson, Van der Graaf Generator, Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso...




Guai!
Sei solo disfattista e qualunquista. Un ingrato della peggior specie. 
Non apprezzi tutti gli sforzi che i nuovi padroni, i governanti intrallazzati, le multinazionali, le banche, gli sceicchi del petrolio e i loro amici fondamentalisti islamici stanno facendo per renderti il futuro migliore.

2015.
Ai tempi lontani cui attinge linfa vitale la mia nostalgia sembrava solo fantascienza. 
Non solo futuro, molto oltre. Forse troppo oltre.






domenica 4 gennaio 2015

Discorso di chi va, discorso di chi resta...



Natalino Balasso: Discorso di Capodanno 2015