Blog NEWS (13/05/17)

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lunedì 16 luglio 2012

Maledetto Liga!

Ligabue mi è sempre piaciuto, fin dal primo momento. Sia come personaggio (come persona non posso dire, poiché non lo conosco direttamente…), che come musicista e cant-autore. Specie quello del primo periodo. Ha sempre avuto il dono di saper comunicare con la musica “giusta” quelle pennellate di vita, di amore, di rabbia e di dolore che fanno parte del bagaglio di tutti, semplici, dirette, provinciali, terra-terra.
Ero già contento così.
Poi, d’improvviso, me lo ritrovo regista che sforna un film bello, commovente e genuino come Radiofreccia, seguito dopo alcuni anni da un altro film niente male, Da zero a dieci.
E penso, con un po’ di invidia: anche questa gli è andata bene!
Come se non bastasse, nel 1997 pubblica anche una raccolta di racconti, Fuori e dentro il Borgo, un romanzo, La neve se ne frega, nel 2004 e una raccolta di poesie, Lettere d'amore nel frigo, nel 2006.
E basta, quando è troppo è troppo! La musica mi piace, i film li ho perfino apprezzati, ma di leggere anche libri non se ne parla! Tutti questi dilettanti che s’improvvisano grandi scrittori, che palle!
Facevo finta di non vedere i commenti e le recensioni nel complesso positive che arrivavano un po’ da tutte le parti. In fondo è solo un cantante…
  
Alla fine, arriva Il rumore dei baci a vuoto. Un titolo splendido. Lo porta a casa mio figlio, suo grande fan, e mi dice: “leggilo anche tu papà, è bello, vedrai che ti piace”.
In un momento particolare, di notevole scoramento personale e deluso da un “grande” libro (Il teatro di Sabbath di Philip Roth), mi lascio tentare.
Cazzo, ma è carino sul serio, intrigante, vitale…
Questo stronzo del Liga sa anche scrivere! Oddio, intendiamoci, non siamo di fronte ad un novello Cechov: tre o quattro racconti sono notevoli, gli altri così-così.
A questo punto non posso che odiarlo. Uno che riesce a far bene, o almeno abbastanza, e pure senza grande sforzo, tutte e tre le cose che più mi appassionano nella vita, musica, cinema e letteratura, non posso proprio evitare di odiarlo.
Maledetto Liga!


sabato 7 luglio 2012

Considerazioni sul TEATRO DI SABBATH di PHILIP ROTH

Non sono un lettore di primo pelo, né particolarmente prevenuto nei riguardi di certa letteratura “contemporanea”. Mi ritengo uno spirito libero, poco avvezzo a costrizioni esterne, testardo e coerente su certe convinzioni, ateo fondamentalista e anticlericale. Ho una biblioteca piuttosto fornita e varia, distribuita tra la mia residenza attuale e la vecchia casa avita, nella quale spiccano molti capolavori indiscussi della letteratura mondiale.
Eppure, in nessuno di essi, ricorrono con tanta frequenza, quasi ogni altra riga, le parole cazzo, figa, sperma ecc. Non ne hanno bisogno, quei grandi capolavori del pensiero umano, di descrivere nel dettaglio più intimo, una masturbazione maschile o un rapporto anale o una fellatio con l’ingoio. Non serve alla storia, se la storia è bella; neppure, ancor meno, ad una storia d’amore e passione. Ve l’immaginate lo squallore, il dottor Jurij Andrèevič Zivago che descrive nei dettagli i suoi giochi erotici con Lara…
Questione di eleganza, di buon gusto, direi di civiltà del pensiero.

Perdonatemi, ma tutta questa ammirazione per il signor Sabbath/Roth un po’ mi puzza. Non sarà la solita ipocrita mai sopita voglia di sentirsi uomini di mondo, “à la page”, moderni, aperti e disinibiti nei confronti di qualsiasi aberrante espressione considerata artistica?
Magari poi nel nostro piccolo desolato tran-tran quotidiano, ci scandalizziamo di fronte alla pedopornografia, al dilagare della videopornografia su internet, alla gran quantità di finte brave ragazze che si pagano gli studi -o la bella vita- con prestazioni sessuali e video hard… Ma se una banda di maniaci sessuali, pervertiti, ubriaconi e psicopatici esce dalla penna di Philip Roth, allora no, è grande letteratura.
La vita è già di per sé orrenda, perversa, aberrante. Ci resta la fantasia, l’immaginazione…
E la sprechiamo così, costruendo personaggi ancora più orribili del vero?
Qualcuno obietterà “È proprio questa la grandezza di Roth”.
La capacità di addentrarsi negli oscuri meandri della vita e della morte e del loro relazionarsi con la psiche umana. Benissimo, ma anche in questo campo esistono maestri indiscussi (Dostoevskij ?), autori di capolavori che sono e restano tali senza la minima necessità di aggrapparsi –astutamente?- alle dettagliate performance sessuali dei protagonisti.
E qualcun altro “Bisogna saper leggere oltre!”.
Se davvero si tratta di un capolavoro della letteratura, perchè prima di poterlo apprezzare devo sorbirmi oltre 100 pagine di sgradevolissima pornografia?
Poi non è finita lì, poiché nelle pagine seguenti mi attende una ininterrotta auto-psicanalisi delirante, con ricorrente uso dell’analessi, incentrata esclusivamente sulle fantasie sessuali di un protagonista odioso, lascivo, amorale, incoerente, psichicamente instabile, nonchè menefreghista all’ennesima potenza…
Ecco che allora, al magico piacere della lettura si sostituisce un senso di fastidio, di irritazione, di ripugnanza verso i personaggi della storia, di progressivo distacco dall’atmosfera del libro, una continua speranza che nelle pagine successive accada qualcosa di diverso, che riconquisti la mia attenzione, che mi restituisca il fascino e l’eccitazione di un bel libro.
Ma questo miracolo non accade. O almeno non a me.