Estate
a dir poco strana questa, signori.
Tempo
bizzarro e mondo ancora più bizzarro e dissociato. Fino a pochi giorni fa neppure
l'ombra di un solleone stabile e invincibile, col suo corredo di gran
caldo afoso, cappa di umidità appiccicosa e piombo fuso che ammazza
le pecore al pascolo, diventando intollerabile dopo due giorni. E
prima ancora? Inverno e primavera terribili, freddi, piovosi come non
v'era ricordo. E per non farsi mancare nulla, scosse di terremoto qui
e là, alluvioni, frane, smottamenti e via cantando. Dove non ci
pensa la natura, ci pensa l'uomo, direttamente, per far prima;
attentati, esplosioni, rivoluzioni, incidenti aerei e ferroviari;
schizzati fuori di testa che ammazzano a picconate, a coltellate, a
pistolettate; mariti contro mogli, figli contro genitori, lavoratori
contro padroni (mai viceversa!), black bloc contro TAV...
Qualcuno
vuole forse metterci sull'avviso che l'apocalisse è vicina? La cosa
non mi meraviglierebbe. A quanto pare è l'unica fine che ci
meritiamo.
Ma
io sono fortunato, signori! Ho un lavoro stabile e ben retribuito e
una bella famiglia (ora anche un cane...). Beh, forse la parola
lavoro è un po' eufemistica, dopo il massacro subito da parte
di questo Regime della Casta che nulla ha a che fare con una sana
democrazia di un paese civile. Facile, in questo contesto,
trasformare anche un buon lavoro in una pseudo-schiavitù: basta far
sì che ci si senta sempre sotto la minaccia di perderlo. Così le
tue pretese si abbassano, le tue richieste si adeguano e i tuoi
diritti svaniscono lentamente nel nulla.
E
in mezzo a tutto questo io non ho neppure uno straccio di bel film da
vedere! Nessuna nuova uscita degna di interesse. Devo rimescolare nel
baule dei ricordi e tirar fuori qualche vecchio DVD già visto o
sfuggito alla mia attenzione. Alcune sequenze di "Million dollar baby" intercettate
casualmente durante uno zapping distratto mi commuovono quasi fino
alle lacrime.
Da
giorni cerco inutilmente di farmi piacere uno degli ultimi fumettoni
storici di Ken Follett, ma non ci riesco. I gusti diventano di giorno
in giorno più difficili. Con nostalgia rigiro fra le mani vecchi
libri consunti, letti e sfogliati più volte, classici di questo
secolo o del precedente, non importa, spinto da un indefinibile
desiderio di rileggerli.
I
previsti concerti di mezza estate vanno a puttane per varie ragioni;
per quelli di fine estate non si trovano più biglietti dopo 10
minuti dall'apertura delle prevendite. E che cazzo! Una congiura in
grande stile.
Pesco
a casaccio nella mia fortunatamente ampia raccolta di CD e musica
liquida, alla ricerca di qualche vecchio dinosauro del rock che mi
somministri una sferzata di energia positiva. Rispuntano i Marillion
con un buon "Sounds that can't be Made"; fa
capolino il vecchio Donald Fagen con "Morph the cat";
lo Steven Wilson di "The Raven that refused to sing" richiama
alla memoria vecchi echi Krimsoniani; mi struggo di poetica
malinconia ascoltando le vecchie canzoni di Ivano Fossati e pensando
che non ne sentirò più di nuove.
Un
viaggetto a Barcellona mi distrae per qualche giorno, ma la
confusione della metropoli, il frastuono, la sovrapposizione babelica
di voci spesso superflue, l'inevitabile e assillante presenza umana
mi tolgono ormai il respiro.
Comunque
sia, nulla di tutto questo sembra bastarmi.
Mi
sforzo di resistere, rimescolando i miei pensieri in alchimie
improbabili che mi forniscano un elisir di accettabile sopravvivenza. Purtroppo
ne viene sempre
fuori
la solita brodaglia di vita, buona come il vecchio olio di ricino.
Scriveva
Conrad:
“Non sono ancora riuscito a trovare in cuor mio qualcosa di meglio di una rassegnata sopportazione per qualunque individuo appartenente al genere umano”
“Non sono ancora riuscito a trovare in cuor mio qualcosa di meglio di una rassegnata sopportazione per qualunque individuo appartenente al genere umano”
Buone
vacanze a tutti.