Blog NEWS (13/05/17)

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  • - Continua l'autunno: nuovo post.
  • - Nuove foto: autunno stagione magica!

lunedì 28 novembre 2016

Senza titolo n.3

“Ma che ci potevi fare? Solo tirare avanti. La gente tirava avanti; lo faceva da migliaia di anni. Facevi tesoro della gentilezza che ti veniva offerta, lasciandotela filtrare dentro il più possibile, e con gli anfratti che restavano oscuri cercavi di conviverci, sapendo che col tempo si sarebbero potuti trasformare in qualcosa di quasi sopportabile.”

Estratto di: Elizabeth Strout. “Amy e Isabelle.” 






domenica 6 novembre 2016

IMPANTANATO

Nel vero senso del termine. 
Rovistando nel bagaglio di arti e mestieri a mia disposizione ogni giorno (musica, letteratura, TV, cinema, fotografia, teatro, eccetera), ormai da mesi non trovo nulla che mi sollevi entusiasticamente dal pantano quotidiano. 

Potrebbero, dico potrebbero, fare eccezione un paio di film italiani, unanimemente riconosciuti di ottimo livello, come Perfetti sconosciuti e Veloce come il vento, oltre ad un altro film intrigante e surreale come Dio esiste e vive a Bruxelles, la cui idea di partenza è folgorante (Dio è un essere umano in carne ed ossa, trasandato e cattivo, che gode nel far male all’umanità), ma il suo sviluppo nell’arco dell’intera durata del film un po’ troppo annacquato e inconcludente.
Da non trascurare inoltre, in assenza di capolavori, The Dressmaker, con una splendida Kate Winslet.

Anche in campo letterario le perle ultimamente scarseggiano. Sarò magari banale, ma mi sono goduto un mondo nel leggere ancora Dumas e le sue avventure in Vent’anni dopo; e forse ancor più banale a provare una certa emozione nel leggere Storia di una ladra di libri di Markus Zusak. Recentemente, l’unico autore ad avermi scatenato qualche brivido è stato Roald Dahl con i suoi racconti brevi, ora raccolti in un’unica voluminosa antologia (Tutti i racconti), di cui finora ho letto solo la prima parte Kiss, Kiss: piccoli capolavori di sottile cinismo surreale, per contrasto scritti con squisita grazia e leggerezza.

Anche la produzione televisiva degli ultimi mesi è stata deludente, complice forse la stagione estiva. E non mi riferisco certo a quella italiana, che non gode comunque, a mio giudizio, di nessuna considerazione. Nell’attesa della nuova stagione di grandi classici (House of cards, The walking dead, Person of interest, ecc…) sto apprezzando, finché dura, Narcos e Stranger Things.

In campo musicale si sta verificando una vera e propria crisi: molti prodotti che negli ultimi anni avevano destato la mia attenzione e ottenuto i miei consensi, ora non stanno superando la “prova del riascolto”. Altri ancora non sono mai neppure arrivati alla fase del riesame e sono rimasti impantanati in un primo generico giudizio positivo. Una delle principali spiegazioni di ciò potrebbe essere l’eccessivo numero di proposte musicali e di occasioni d’ascolto che oggigiorno ci fornisce l’universo del web. Sempre più difficile operare una selezione accurata.
Ricordo in confronto i vecchi tempi antropologici del vinile e delle prime radio libere (“ma libere veramente…”), quando le ultime novità si potevano ascoltare solo in negozio, velocemente e a patto di acquistare qualcosa, o dopo interminabili attese nei rari programmi radiofonici “di tendenza”. Come conseguenza, i pochi dischi che ti potevi permettere venivano ascoltati e riascoltati in continuazione, fino a consumarli ed impararli a memoria, e ci voleva del tempo perché venissero soppiantati da altri, inevitabilmente votati allo stesso destino. Lo scambio fra amici e la registrazione di copie su audiocassetta (nella speranza di avere un buon impianto HiFi!) servivano a colmare i vuoti fra un acquisto e l’altro.
Nonostante tutto, gli errori di valutazione si verificavano ugualmente e ogni tanto ci si trovava fra le mani qualche acquisto sbagliato e qualche bella fregatura.

Quello che resta di tutti gli ascolti dell’ultimo periodo è ben poca cosa: i Big Big Train con Folklore, un moderno e raffinato progressive; gli Snarky Puppy con Family dinner vol.2, lavoro intrigante e soprattutto molto coraggioso; gli Iamthemorning con Lighthouse, esempio di nuove sonorità fra sacro e profano; i norvegesi Pymlico, con il loro Meeting Point, energico prog strumentale molto contaminato.
Promossi, col beneficio d’inventario, i nuovi lavori degli italiani Mad Fellaz, Macroscream e Syndone.


Riprende prepotentemente energia la passione fotografica. Letture di articoli, manuali e siti web per rinfrescare vecchie nozioni e stimolare nuovi progetti vanno di pari passo con le prove tecniche e gli esperimenti sul campo, anche se resto ancora in attesa dell’occasione giusta per l’acquisto di una nuova fotocamera mirrorless “come dico io”, ma senza costringermi a salassi economici ora come ora improponibili.
Nella pagina dedicata alle foto, potete trovare qualche assaggio della mia recente attività.






domenica 2 ottobre 2016

Cose di Casa

Gli orizzonti troppo lontani sono ormai sfuocati e confusi, inquietanti e pieni di insidie. Da tempo era maturata in me la voglia di ritornare alla mia terra, ai suoi tesori, alla sue sterminate bellezze.
Ritornare ai tempi andati, ultimo ricordo circa 10 anni fa, quando l’entusiasmo e la voglia di scoperta mi facevano montare in auto e partire per mete più o meno lontane, in Italia, ma anche nella vecchia Europa, lungo itinerari di storia, di arte, comunque di meraviglia.

Un breve periodo di vacanza a fine estate è l’occasione giusta. La mèta è Treviso e la Marca Trevigiana, con Asolo, i suoi colli, la sua storia e le sue preziose architetture.
Itinerario ben programmato, come sempre, navigatore satellitare impostato a dovere, auto nuova da collaudare seriamente, macchina fotografica da sfruttare a fondo, previsioni meteo ottime, hotel prenotato per due notti. Via, si parte!

Dopo un percorso autostradale fluido, ma mai completamente rilassato e rilassante, arriviamo a Treviso città, prima tappa del viaggetto. Qui invece la passeggiata è veramente rilassante, fra portici, vicoli e antiche piazze che si intrecciano con i numerosi corsi d’acqua attraverso la città vecchia; il Cagnan Grando, il Buranelli, il Roggia, il fiume Sile. 
Una pausa gastronomica con un tagliere di cicchetti trevigiani, un buon caffè sotto la loggia affacciata a Piazza dei Signori e una passeggiata digestiva lungo il Sile e la Riviera Garibaldi coronano degnamente la prima parte della giornata.

Seconda tappa, prima di trasferirci alle pendici di Asolo, dove abbiamo l’hotel, dedicata alla Villa Barbaro di Maser, uno dei capolavori del Palladio, completamente affrescata da Paolo Veronese. Per rinfrescarci e bagnare la bocca, a lungo rimasta aperta di fronte alla bellezza del luogo, ci gustiamo una mescita di buon prosecco fresco nell’annessa masseria, ora convertita a cantina e rivendita di vini.
Dopo aver preso possesso della stanza in un hotel grazioso e tranquillo, molto ben ristrutturato da un’antica masseria della campagna asolana, chiudiamo la giornata con una buona cena molto intima a base di pesce.

La mattina seguente è dedicata alla visita di Asolo. Distribuita, fra nucleo centrale e frazioni, su vari colli da cui si gode una splendida vista della pianura sottostante, infonde un senso di quiete d’altri tempi. Sotto i suoi portici vecchie botteghe e osterie e ovunque eleganti palazzi e ville padronali con giardini ben curati, talora trasformati in hotel, ma più spesso residenze private ben protette e inaccessibili. A ridosso della piazza centrale svetta la Torre dell’Orologio, uno dei pochi resti ben conservati del Castello della Regina Cornaro, dalla cui cinta muraria si godono piacevoli scorci sull’abitato e, soprattutto, sulla Rocca di Asolo, ben piantata lassù, sulla cima del Monte Ricco.
Pranzo appetitoso (bigoli con ragù di anatra, tagliere di formaggi e salumi locali, vinello bianco fresco scaraffato…) in una caratteristica osteria sotto i portici di via Browning.



Nel pomeriggio, gran tour dei colli asolani, con tappa principale a Possagno, città natale del Canova, per visitare la Gipsotheca e la casa natale dell’artista. A seguire, veloce discesa dai pendii collinari e tappa fondamentale a Villa Emo, altro meraviglioso esempio dell’opera di Andrea Palladio nella regione.
Finalmente, seratina riposante in hotel e piacevole cenetta nel solito ristorante.


Ultimo giorno, ci dirigiamo a ovest, destinazione Bassano del Grappa. On the road, diamo una fuggevole occhiata ad altri due esempi di architettura veneta: Villa Rovero a San Zenone degli Ezzelini e Villa Negri Piovene a Mussolente.

A Bassano abbiamo trovato una bella atmosfera, da agiata e tranquilla provincia veneta. Sotto il sole ancora caldo di settembre, abbiamo passeggiato nelle belle piazze e all’ombra del famoso ponte coperto, godendoci la vista del Brenta e dei monti da cui prende i natali. 
Ultima pausa di relax in piazzetta, con aperitivo e snack veloce, poi, prima che aumenti il traffico, ci rimettiamo sulla strada del ritorno.



Che goduria! Che bel viaggio! A ripensarci, trascorso un po' di tempo, una piccola gemma preziosa incastonata nei nostri ricordi. Travolto dal caos e dalla rabbia che mi ispira la vita quotidiana in questo paese, avevo quasi dimenticato quanta bellezza esso ci offre. Speriamo di ricordarlo ancora in futuro.




sabato 9 luglio 2016

I AM (I amsterdam). PENSO, DUNQUE SONO.



Testa bassa, mani sprofondate nelle tasche, sguardo oscurato da mesi di tempesta senza requie.
Nuvole all'orizzonte e nuvole nel cuore. Un giorno, due giorni di bonaccia, poi ancora nuove raffiche a spazzare qualunque pensiero di speranza e rinascita. Impantanato in questi bassi fondali, bassi in ogni senso, fisico, mentale, professionale, arranco ansimando in cerca di un approdo, ma l'orizzonte latita, unica linea retta rimasta anch'essa confusa nel caos. 
Se scavalco un'onda, ne ritrovo due. Se passo un guado, il successivo sarà più profondo. Se guarisce una ferita, la prossima sarà letale.
Poco ossigeno nella bombola, per alleviare il rantolo del respiro. Everest, il film (da vedere, per farsi un'idea): il rischio è quello; morire così, abbandonati nella tormenta al vento gelido e all'ipossia.
Allora, un passo alla volta, piano piano. Oggi, domani, poi chissà. 
Oggi può essere un buon libro, domani un buon film (ormai scarseggiano anche questi...), dopodomani una inaspettata cena con amici. Amici? Oh oh, parola grossa, di questi tempi.
Poi, come ogni anno all'arrivo dell'estate, la sala delle torture, ovvero l'antro dell'Orco si compiace di darmi una tregua, addirittura stipendiata; le chiamano ferie.
Si tira su dritta la testa, in uno sprazzo di vitalità, e si punta un obiettivo. Praga o Amsterdam.
Decidiamo (= la moglie decide) per Amsterdam.

In piena notte, dopo aver faticosamente scansato i tassisti abusivi fuori dall'aeroporto di Schiphol, raggiungiamo il nostro piccolo hotel situato nel cuore del distretto delle "Nove stradine", dietro l'angolo il canale Herengracht, a due passi piazza Dam, e prendiamo possesso della nostra suite. 
Le previsioni del tempo per la settimana sono buone, sicuramente per i primi 3-4 giorni, quindi avanti col solito culo.
Con meno caos, meno biciclette gettate ovunque a ostacolare qualsiasi passaggio pedonale, meno sporcizia e, ovviamente, meno esseri umani, Amsterdam sarebbe bellissima. Anche così non è affatto male, col suo Begijnhof e le sue case del XVI e XVII secolo che si affacciano sui canali, lungo i quali barche e barconi di tutte le fogge vanno a zonzo fino a tarda sera, trascinandosi  a bordo giovani e meno giovani coi loro stralunati Happy Hours. 
Ad ogni passo si incrociano vicoli, ponti, angoli e piazzette brulicanti di locali e tavolini all'aperto. Una nota molto positiva è rappresentata dallo scarso traffico automobilistico all'interno della città vecchia, addirittura completamente interdetto in molte zone. Attenti però a farsi travolgere dall'entusiasmo, perchè è molto più facile farsi travolgere da qualche ciclista pazzo che pedala a folle corsa digitando contemporaneamente un messaggino sullo smartphone.
Non possono mancare le visite ai grandi musei: Rijksmuseum, Van Gogh museum, Amsterdam Historisch museum. 

Anche qui, sempre la solita storia. Ammirare un piccolo dipinto di Vermeer, "La casa gialla" di Van Gogh o il gigantesco Rembrant de "La ronda di notte" sgomitando e sbuffando attraverso un muro di cinesi urlanti che si fanno fotografare con la faccia da imbecilli non è il massimo dell'orgasmo artistico.

Seduto bello tranquillo a un tavolino in piazza Spui, sorseggiando una birra fresca, strabuzzo gli occhi nel vedere la maggior parte degli scooteristi girare senza casco. Cosa? Nella civilissima e progressista Olanda? E che è? Siamo a Napoli o anche l'Europa del nord si sta napolizzando (a conferma del fatto, ormai innegabile, che tutti i paesi civili si stanno progressivamente imbarbarendo)? 
Strano a dirsi, ma dopo un colloquio chiarificatore col cameriere -in inglese, figurarsi!-, apprendo che la legislazione locale distingue varie categorie di scooter e quelli sotto una certa cilindrata guidabili solo lungo corsie preferenziali non sono tenuti all'uso del casco. Mah! Lo stesso cameriere, che vive ad Amsterdam, scuote la testa perplesso: "Complicated and very dangerous!".

Il giovedì, come da previsioni del tempo, è la giornata più bella e quindi ci concediamo una gita fuori porta a Zaanse Schans, vecchio villaggio ristrutturato a scopo turistico, con mulini a vento, canali, barchette, mucche, pecore, formaggio, costumi tradizionali, ecc. Insomma, la solita messa in scena per turisti ebeti.
Decisamente più affascinanti e realistici, il giorno successivo, i villaggi di pescatori Marken e Volendam, con le piacevoli parentesi di un buon pranzetto sul porto e di un viaggio in traghetto.



Poi, alla fine di tutto, per fortuna, resta la memoria.
Il ricordo di una tranquilla passeggiata lungo i canali, di un pranzetto all'aperto in un bel giardino, di un viaggetto in battello, di un imprevisto concerto in piazza, di un capolavoro della pittura visto dal vivo...
E dentro i bagagli, nel viaggio di ritorno verso casa, oltre a qualche immancabile souvenir, la solita dose di nostalgia.




mercoledì 6 gennaio 2016

Il Lungo, il Corto e il Pacioccone

Siamo nel 2016. Ci siamo arrivati, nonostante tutto. 
Nonostante le ferite che anche questo 2015 ci ha inferto. Nonostante qualche parassita bugiardo e lautamente pagato voglia farci credere che tutto va bene, anzi, sempre meglio grazie a lui. 
Razza di parassiti infami che vogliono godere dei meriti del raccolto (altrui) ancor prima di aver seminato. Non ce ne libereremo mai...

Restando, sempre più a fatica, nel tema di questo blog, vediamo cosa mi è piaciuto e cosa no fra tutto quello che ho incontrato, durante quest'ultimo 2015, in ambito letterario, musicale, cinematografico, ecc.

IL LUNGO...

LIBRI MIGLIORI:
Suite francese di Irene Nemirovsky (magnifica riscoperta di una delle migliori scrittrici della prima metà del novecento), La casa del sonno di Jonathan Coe (autore anglosassone dotato di grande arguzia e capacità di tessere trame complesse molto originali), Lavoro a mano armata di Pierre Lemaitre (un autore Noir duro e puro), Olive Kitteridge di Elizabeth Strout (una delle pochissime opere di letteratura contemporanea americana che abbia lasciato un segno), Georges Simenon sempre e comunque. 
Fra le RILETTURE: Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov, Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani.

DISCHI MIGLIORI: 
Hand.Cannot.Erase di Steven Wilson (ebbene sì, anch'io faccio parte del mucchio!), anche se non al livello del precedente The Raven...Family Dinner N.1 e We like it here degli Snarky Puppy, Victim of your father's agony degli Arabs in Aspic, Skyline dei Barock Project, La notte anche di giorno de La Coscienza di Zeno.

FILM MIGLIORI: 
Interstellar di Christopher Nolan, The imitation game di Morten Tyldum, Still Alice di Richard Glatzer e Paul Westmoreland, Sopravvissuto-The Martian di Ridley Scott. Leggermente distaccati, Whiplash di Damien Chazelle e Jimmy's hall di Ken Loach.

SERIE TV MIGLIORI: 
True detective, House of cards, Fargo, Gotham, Olive Kitteridge (mirabilmente tratta dall'omonimo libro), The Knick, Fortitude, Peaky Blinders. Da citare, come unica eccezione allo strapotere d'oltreoceano, la bella serie anglosassone Broadchurch.

Ciascuno, nel suo genere, un piccolo capolavoro per l'alta qualità della sceneggiatura, della realizzazione e dell'interpretazione.



IL CORTO...

LIBRI PEGGIORI: 
Il gioco di Ripper di Isabel Allende, Amsterdam e Solar di Ian McEwan.
Dispiace molto vedere la grande autrice della trilogia La casa degli spiriti/La figlia della fortuna/Ritratto in seppia farsi portavoce della peggiore idiozia americana. Si è così integrata nella società statunitense, che l'ha accolta quasi trent'anni or sono, da vendere l'anima al diavolo e partorire questa schifezza imitazione thriller. 
Quel Ian McEwan che mi aveva così impressionato con Espiazione, Lettera a Berlino e Sabato è dato per disperso. A proposito dei due romanzi citati più sopra si può usare un solo aggettivo: inutili.

DISCHI DELUDENTI RISPETTO ALLE ASPETTATIVE: 
Everlasting instant degli IZZ, I heard you listening degli Echolyn.

FILM DELUDENTI RISPETTO ALLE ASPETTATIVE: 
Unbroken, il passo più lungo della bella gamba di Angelina Jolie e Il segreto del suo volto di Christian Petzold, tanto buono nell'approccio e nelle intenzioni, quanto vuoto e banale nella realizzazione.

SERIE TV PEGGIORI: 
Sense8, Z Nation, Graceland... Semplicemente inguardabili. Aquarius parte con buone intenzioni, ma si perde quasi subito in giri a vuoto irritanti. 
Ah, come dico sempre, quanto è importante una buona sceneggiatura!


E, dulcis in fundo, IL PACIOCCONE...



"Se tu sei libero la tua stessa esistenza da fastidio agli schiavi."