Blog NEWS (13/05/17)

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sabato 9 luglio 2016

I AM (I amsterdam). PENSO, DUNQUE SONO.



Testa bassa, mani sprofondate nelle tasche, sguardo oscurato da mesi di tempesta senza requie.
Nuvole all'orizzonte e nuvole nel cuore. Un giorno, due giorni di bonaccia, poi ancora nuove raffiche a spazzare qualunque pensiero di speranza e rinascita. Impantanato in questi bassi fondali, bassi in ogni senso, fisico, mentale, professionale, arranco ansimando in cerca di un approdo, ma l'orizzonte latita, unica linea retta rimasta anch'essa confusa nel caos. 
Se scavalco un'onda, ne ritrovo due. Se passo un guado, il successivo sarà più profondo. Se guarisce una ferita, la prossima sarà letale.
Poco ossigeno nella bombola, per alleviare il rantolo del respiro. Everest, il film (da vedere, per farsi un'idea): il rischio è quello; morire così, abbandonati nella tormenta al vento gelido e all'ipossia.
Allora, un passo alla volta, piano piano. Oggi, domani, poi chissà. 
Oggi può essere un buon libro, domani un buon film (ormai scarseggiano anche questi...), dopodomani una inaspettata cena con amici. Amici? Oh oh, parola grossa, di questi tempi.
Poi, come ogni anno all'arrivo dell'estate, la sala delle torture, ovvero l'antro dell'Orco si compiace di darmi una tregua, addirittura stipendiata; le chiamano ferie.
Si tira su dritta la testa, in uno sprazzo di vitalità, e si punta un obiettivo. Praga o Amsterdam.
Decidiamo (= la moglie decide) per Amsterdam.

In piena notte, dopo aver faticosamente scansato i tassisti abusivi fuori dall'aeroporto di Schiphol, raggiungiamo il nostro piccolo hotel situato nel cuore del distretto delle "Nove stradine", dietro l'angolo il canale Herengracht, a due passi piazza Dam, e prendiamo possesso della nostra suite. 
Le previsioni del tempo per la settimana sono buone, sicuramente per i primi 3-4 giorni, quindi avanti col solito culo.
Con meno caos, meno biciclette gettate ovunque a ostacolare qualsiasi passaggio pedonale, meno sporcizia e, ovviamente, meno esseri umani, Amsterdam sarebbe bellissima. Anche così non è affatto male, col suo Begijnhof e le sue case del XVI e XVII secolo che si affacciano sui canali, lungo i quali barche e barconi di tutte le fogge vanno a zonzo fino a tarda sera, trascinandosi  a bordo giovani e meno giovani coi loro stralunati Happy Hours. 
Ad ogni passo si incrociano vicoli, ponti, angoli e piazzette brulicanti di locali e tavolini all'aperto. Una nota molto positiva è rappresentata dallo scarso traffico automobilistico all'interno della città vecchia, addirittura completamente interdetto in molte zone. Attenti però a farsi travolgere dall'entusiasmo, perchè è molto più facile farsi travolgere da qualche ciclista pazzo che pedala a folle corsa digitando contemporaneamente un messaggino sullo smartphone.
Non possono mancare le visite ai grandi musei: Rijksmuseum, Van Gogh museum, Amsterdam Historisch museum. 

Anche qui, sempre la solita storia. Ammirare un piccolo dipinto di Vermeer, "La casa gialla" di Van Gogh o il gigantesco Rembrant de "La ronda di notte" sgomitando e sbuffando attraverso un muro di cinesi urlanti che si fanno fotografare con la faccia da imbecilli non è il massimo dell'orgasmo artistico.

Seduto bello tranquillo a un tavolino in piazza Spui, sorseggiando una birra fresca, strabuzzo gli occhi nel vedere la maggior parte degli scooteristi girare senza casco. Cosa? Nella civilissima e progressista Olanda? E che è? Siamo a Napoli o anche l'Europa del nord si sta napolizzando (a conferma del fatto, ormai innegabile, che tutti i paesi civili si stanno progressivamente imbarbarendo)? 
Strano a dirsi, ma dopo un colloquio chiarificatore col cameriere -in inglese, figurarsi!-, apprendo che la legislazione locale distingue varie categorie di scooter e quelli sotto una certa cilindrata guidabili solo lungo corsie preferenziali non sono tenuti all'uso del casco. Mah! Lo stesso cameriere, che vive ad Amsterdam, scuote la testa perplesso: "Complicated and very dangerous!".

Il giovedì, come da previsioni del tempo, è la giornata più bella e quindi ci concediamo una gita fuori porta a Zaanse Schans, vecchio villaggio ristrutturato a scopo turistico, con mulini a vento, canali, barchette, mucche, pecore, formaggio, costumi tradizionali, ecc. Insomma, la solita messa in scena per turisti ebeti.
Decisamente più affascinanti e realistici, il giorno successivo, i villaggi di pescatori Marken e Volendam, con le piacevoli parentesi di un buon pranzetto sul porto e di un viaggio in traghetto.



Poi, alla fine di tutto, per fortuna, resta la memoria.
Il ricordo di una tranquilla passeggiata lungo i canali, di un pranzetto all'aperto in un bel giardino, di un viaggetto in battello, di un imprevisto concerto in piazza, di un capolavoro della pittura visto dal vivo...
E dentro i bagagli, nel viaggio di ritorno verso casa, oltre a qualche immancabile souvenir, la solita dose di nostalgia.




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