Non sono un lettore di primo
pelo, né particolarmente prevenuto nei riguardi di certa letteratura
“contemporanea”. Mi ritengo uno spirito libero, poco avvezzo a costrizioni
esterne, testardo e coerente su certe convinzioni, ateo fondamentalista e
anticlericale. Ho una biblioteca piuttosto fornita e varia, distribuita tra la
mia residenza attuale e la vecchia casa avita, nella quale spiccano molti
capolavori indiscussi della letteratura mondiale.
Eppure, in nessuno di essi,
ricorrono con tanta frequenza, quasi ogni altra riga, le parole cazzo, figa,
sperma ecc. Non ne hanno bisogno, quei grandi capolavori del pensiero umano, di
descrivere nel dettaglio più intimo, una masturbazione maschile o un rapporto
anale o una fellatio con l’ingoio. Non serve alla storia, se la storia è bella;
neppure, ancor meno, ad una storia d’amore e passione. Ve l’immaginate lo
squallore, il dottor Jurij Andrèevič Zivago che descrive nei dettagli i suoi
giochi erotici con Lara…
Questione di eleganza, di buon
gusto, direi di civiltà del pensiero.
Perdonatemi, ma tutta questa
ammirazione per il signor Sabbath/Roth un po’ mi puzza. Non sarà la solita
ipocrita mai sopita voglia di sentirsi uomini di mondo, “à la page”, moderni,
aperti e disinibiti nei confronti di qualsiasi aberrante espressione
considerata artistica?
Magari poi nel nostro piccolo desolato
tran-tran quotidiano, ci scandalizziamo di fronte alla pedopornografia, al
dilagare della videopornografia su internet, alla gran quantità di finte brave
ragazze che si pagano gli studi -o la bella vita- con prestazioni sessuali e
video hard… Ma se una banda di maniaci sessuali, pervertiti, ubriaconi e
psicopatici esce dalla penna di Philip Roth, allora no, è grande letteratura.
La vita è già di per sé orrenda,
perversa, aberrante. Ci resta la fantasia, l’immaginazione…
E la sprechiamo così, costruendo personaggi ancora più orribili del vero?
E la sprechiamo così, costruendo personaggi ancora più orribili del vero?
Qualcuno obietterà “È proprio
questa la grandezza di Roth”.
La capacità di addentrarsi negli
oscuri meandri della vita e della morte e del loro relazionarsi con la psiche
umana. Benissimo, ma anche in questo campo esistono maestri indiscussi
(Dostoevskij ?), autori
di capolavori che sono e restano tali senza la minima necessità di aggrapparsi
–astutamente?- alle dettagliate performance sessuali dei protagonisti.
E qualcun altro “Bisogna saper
leggere oltre!”.
Se davvero si tratta di un capolavoro
della letteratura, perchè prima di poterlo apprezzare devo sorbirmi oltre 100
pagine di sgradevolissima pornografia?
Poi non è finita lì, poiché nelle
pagine seguenti mi attende una ininterrotta auto-psicanalisi delirante, con
ricorrente uso dell’analessi, incentrata esclusivamente sulle fantasie sessuali
di un protagonista odioso, lascivo, amorale, incoerente, psichicamente
instabile, nonchè menefreghista all’ennesima potenza…
Ecco che allora, al magico piacere
della lettura si sostituisce un senso di fastidio, di irritazione, di
ripugnanza verso i personaggi della storia, di progressivo distacco dall’atmosfera
del libro, una continua speranza che nelle pagine successive accada qualcosa di
diverso, che riconquisti la mia attenzione, che mi restituisca il fascino e l’eccitazione
di un bel libro.
Ma questo miracolo non accade. O
almeno non a me.
Boh ! Philip Roth non lo sopporto; ho tentato di leggere qualcosa di lui e mi sono interrotto, quindi...non mi sorprende il tuo giudizio. Però è considerato un grande ! doppio boh !! Meglio l'altro Roth, Joseph, davvero grande in "Giobbe".
RispondiEliminaCiao Claudio