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domenica 11 ottobre 2015

Una voce nel deserto

Il cosiddetto Rock Progressivo Italiano si è ritagliato da sempre un posto di tutto rispetto nel panorama musicale mondiale. Ai nomi storici come Premiata Forneria Marconi, Orme, Banco del Mutuo Soccorso, Area, Osanna hanno fatto seguito, dagli anni novanta a tutt'oggi, gruppi e musicisti dotati di indubbie capacità che hanno ottenuto soddisfazioni importanti nelle classifiche internazionali del genere. 
Basta scorrere uno dei siti web più prestigiosi, come www.progarchives.com, per rendersene conto. Fabio Zuffanti e la Maschera di Cera, Barock Project, Il Bacio della Medusa, Logos, La Coscienza di Zeno e altri occupano posizioni di tutto rispetto e raccolgono critiche spesso molto lusinghiere.
Ma... Per i miei modesti gusti musicali c'è un "ma".
Quasi sempre le parti vocali mi lasciano indifferente, o peggio, piuttosto deluso e amareggiato.

Si fa strada allora il rimpianto per aver perso la più bella e particolare voce progressive che la musica italiana abbia partorito: Francesco Di Giacomo del Banco del Mutuo Soccorso.

Pur tenendo giustamente conto di debite eccezioni, come Alessio Calandriello, cantante de La Coscienza di Zeno o Luca Pancaldi dei Barock Project, le capacità vocali di Francesco di Giacomo rimangono a mio parere insuperate e forse insuperabili. 
A proposito di rimpianti, anche se con ben altre caratteristiche timbriche, non posso dimenticare in questa sede la voce del grande Demetrio Stratos degli Area, prematuramente scomparso nel 1979 a soli 34 anni.
Nella complessità compositiva e negli arrangiamenti della musica progressive, riuscire ad "incastrare" in modo armonico e piacevole una bella voce solista risulta spesso difficile, anche per i maestri riconosciuti del genere e per i gruppi di matrice anglosassone, indubbiamente favoriti dalla musicalità della lingua madre. Una delle vette irraggiungibili è rappresentata, credo di poter affermare senza rischio di smentita, da Jon Anderson degli Yes.
Figuriamoci poi se il cantato è in italiano. Ma in questo senso oserei dire che il Banco e Francesco Di Giacomo sono riusciti magnificamente nell'impresa e ci hanno regalato perle di rara bellezza, dall'indimenticabile "Non mi rompete" a "750000 anni fa... l'amore", "R.I.P.", "Il ragno", solo per ricordarne alcune.

Per uno della mia generazione, che ha vissuto in prima persona l'entusiasmante rivoluzione musicale degli anni settanta, l'inesorabile trascorrere del tempo, associato alla progressiva scomparsa di punti di riferimento musicali importanti e ormai insostituibili, come Francesco Di Giacomo, è fonte di sofferenza e rimpianto.

Restano comunque a consolarci i documenti incancellabili, LP, CD, DVD, oltre ai nostri ricordi di emozioni, di eventi, di concerti (chi si ricorda della Carovana del Mediterraneo all'Arena di Verona? Era il lontano settembre 1978...).

Basta prendere il vecchio 33 giri originale, con la sua custodia a forma di salvadanaio, estrarre i suoi inserti, sfilare il vinile amorevolmente conservato in perfette condizioni (qualità di stampa permettendo...), adagiarlo sul piatto del giradischi et voilà, la magica voce di Francesco torna fra noi.









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