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domenica 4 marzo 2012

4/3/43

Addio Lucio.
Per ringraziarti adeguatamente, anch’io, come tutti, ho rovistato nel baule della mia vita per trovare qualche ricordo, qualche aneddoto che si aggrappi indissolubilmente alle tue canzoni. Non è stato difficile. Il decennio compreso fra la metà degli anni 70 e la metà degli 80 è stato senza dubbio il più felice e creativo della mia vita. Non per nulla veleggiavo arditamente fra l’adolescenza e la giovinezza: Il liceo prima e l’università poi, nuovi amici stimolanti, la passione per la musica, la letteratura, la poesia, il cinema, il teatro…
Come poteva mancare in questo contesto la musica di Lucio Dalla? Sono di quegli anni infatti i capolavori Come è profondo il mare, Lucio Dalla e Dalla.
Fra il 1979 e il 1980, con la compagnia di allora, allestimmo uno spettacolo di prosa autoprodotto, senza pretese, da teatrino di quartiere, nulla più. Nella scena finale un uomo, rimasto da solo sul palco, si accinge a scrivere una lunga lettera. Quale poteva essere la colonna sonora ideale se non L’anno che verrà (…Caro amico ti scrivo…) di Lucio Dalla?
Negli anni successivi, dal 1981 al 1982, ho indegnamente condotto, per una scalcinata radio locale, un programma settimanale tutto dedicato alla musica italiana, presuntuosamente intitolato “Capriccio Italiano”. Ho conservato gelosamente i quaderni su cui annotavo i miei commenti e le scalette musicali (mai lasciare nulla al caso!). Li ho risuscitati dallo scatolone della cantina in cui erano conservati e rileggendoli con nostalgia, naturalmente mi sono reso conto che il nome di Dalla ricorreva spesso e volentieri, sia con brani della prima produzione, sia con i lavori più recenti (per allora!). Addirittura, nell’autunno dell’81 ho dedicato a Dalla ben due puntate monografiche. Il brano conclusivo di quella raccolta non poteva che essere, ancora una volta, L’anno che verrà.
Anche nella mia ormai vasta produzione video non può mancare un frammento in cui la traccia audio è rappresentata da una canzone di Lucio Dalla. Proprio con questo clip e con questa canzone indimenticabile voglio salutarti. Ciao Lucio.

  Dice che era un bell'uomo e veniva,
veniva dal mare
parlava un'altra lingua,
pero' sapeva amare
e quel giorno lui prese a mia madre
sopra un bel prato
l'ora piu' dolce prima di essere ammazzato

Cosi' lei resto' sola nella stanza,
la stanza sul porto
con l'unico vestito ogni giorno piu' corto
e benche' non sapesse il nome
e neppure il paese
mi aspetto' come un dono d'amore fin dal primo mese

Compiva 16 anni quel giorno la mia mamma
le strofe di taverna,
le canto' a ninna nanna
e stringendomi al petto che sapeva,
sapeva di mare
giocava a fare la donna con il bimbo da fasciare.

E forse fu per gioco o forse per amore
che mi volle chiamare come nostro Signore
Della sua breve vita  il ricordo piu' grosso
e' tutto in questo nome
che io mi porto addosso

E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesu' bambino
e ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesu' bambino
e ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesu' Bambino



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