Per
ringraziarti adeguatamente, anch’io, come tutti, ho rovistato nel baule della
mia vita per trovare qualche ricordo, qualche aneddoto che si aggrappi
indissolubilmente alle tue canzoni. Non è stato difficile. Il decennio compreso
fra la metà degli anni 70 e la metà degli 80 è stato senza dubbio il più felice
e creativo della mia vita. Non per nulla veleggiavo arditamente fra
l’adolescenza e la giovinezza: Il liceo prima e l’università poi, nuovi amici
stimolanti, la passione per la musica, la letteratura, la poesia, il cinema, il
teatro…
Come
poteva mancare in questo contesto la musica di Lucio Dalla? Sono di quegli anni
infatti i capolavori Come è profondo il
mare, Lucio Dalla e Dalla.
Fra il 1979 e il 1980, con la compagnia di allora, allestimmo uno spettacolo di prosa autoprodotto, senza pretese, da teatrino di quartiere, nulla più. Nella scena finale un uomo, rimasto da solo sul palco, si accinge a scrivere una lunga lettera. Quale poteva essere la colonna sonora ideale se non L’anno che verrà (…Caro amico ti scrivo…) di Lucio Dalla?
Fra il 1979 e il 1980, con la compagnia di allora, allestimmo uno spettacolo di prosa autoprodotto, senza pretese, da teatrino di quartiere, nulla più. Nella scena finale un uomo, rimasto da solo sul palco, si accinge a scrivere una lunga lettera. Quale poteva essere la colonna sonora ideale se non L’anno che verrà (…Caro amico ti scrivo…) di Lucio Dalla?
Negli
anni successivi, dal 1981 al 1982, ho indegnamente condotto, per una scalcinata
radio locale, un programma settimanale tutto dedicato alla musica italiana,
presuntuosamente intitolato “Capriccio Italiano”. Ho conservato gelosamente i
quaderni su cui annotavo i miei commenti e le scalette musicali (mai lasciare
nulla al caso!). Li ho risuscitati dallo scatolone della cantina in cui erano
conservati e rileggendoli con nostalgia, naturalmente mi sono reso conto che il
nome di Dalla ricorreva spesso e volentieri, sia con brani della prima
produzione, sia con i lavori più recenti (per allora!). Addirittura, nell’autunno
dell’81 ho dedicato a Dalla ben due puntate monografiche. Il brano conclusivo
di quella raccolta non poteva che essere, ancora una volta, L’anno che verrà.
Anche
nella mia ormai vasta produzione video non può mancare un frammento in cui la
traccia audio è rappresentata da una canzone di Lucio Dalla. Proprio con questo
clip e con questa canzone indimenticabile voglio salutarti. Ciao Lucio.
veniva dal mare
parlava un'altra lingua,
pero' sapeva amare
e quel giorno lui prese a mia madre
sopra un bel prato
l'ora piu' dolce prima di essere ammazzato
Cosi' lei resto' sola nella stanza,
la stanza sul porto
con l'unico vestito ogni giorno piu' corto
e benche' non sapesse il nome
e neppure il paese
mi aspetto' come un dono d'amore fin dal primo mese
Compiva 16 anni quel giorno la mia mamma
le strofe di taverna,
le canto' a ninna nanna
e stringendomi al petto che sapeva,
sapeva di mare
giocava a fare la donna con il bimbo da fasciare.
E forse fu per gioco o forse per amore
che mi volle chiamare come nostro Signore
Della sua breve vita il ricordo piu' grosso
e' tutto in questo nome
che io mi porto addosso
E ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesu' bambino
e ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesu' bambino
e ancora adesso che gioco a carte
e bevo vino
per la gente del porto
mi chiamo Gesu' Bambino
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