Il
dott. Duca Lamberti, medico espulso dall’Ordine, ex galeotto reinventatosi
sbirro, è un uomo di poche parole, cocciuto, quasi pedante. Si trascina da
sempre un’angoscia interiore, muovendosi quasi come un automa, costantemente pressato
dall’impeto delle sue convinzioni e della sua ostinazione.
Vaga
per una Milano nebbiosa, fredda, “livida e sprofondata per sua stessa mano”
(come canta Ivano Fossati nella sua I
treni a vapore), introversa e diffidente, tanto che il vocabolario dei
personaggi, i dialoghi, la prosa stessa sono stringati, essenziali, quasi
asfittici, ai limiti della necrosi sintattica, e riproducono fedelmente, ma
senza ottimismo, l’atmosfera degli anni ’60.
Scorrendo
le pagine delle sue storie, ci imbattiamo in vocaboli desueti, quasi commoventi, lontane
rimembranze della nostra infanzia in calzoncini corti: ipodermoclisi, filobus, brefotrofio,
lenocinio…
Vengono
chiamate “anziane” donne di 48 anni, si usa la parola “invertito” con un certo
disprezzo (Oddio! Non avevano ancora inventato l’ipocrisia del Politically Correct…),
le malattie veneree sono chiamate “malattie celtiche” e infine -orrore!- tutti
fumano in qualunque momento e in qualunque luogo, anche i ragazzini poco più
che bambini.
La descrizione
psicologica dei personaggi, soprattutto i criminali, anche se giovanissimi,
rispecchia un destino ineluttabile, senza grandi speranze di redenzione o di
reinserimento sociale. Questa atmosfera prevalente di grigia rassegnazione
viene delineata con estremo realismo e capacità di coinvolgimento.
Non si
tratta della “Milano da bere” degli anni ’80, ma di quella, socialmente molto
lontana dal boom economico, degli anni ’60, crudemente descritta dalla penna di
Giorgio Scerbanenco, il nonno e l’ispiratore di buona parte dei giallisti o
presunti tali fioriti in Italia, e forse anche in Europa, negli ultimi 50 anni.
Venere privata, I ragazzi del massacro, I milanese ammazzano al sabato, Traditori di tutti sono i quattro romanzi incentrati sulla figura controversa del dott. Duca
Lamberti; solo alcuni titoli della estesissima produzione letteraria, non solo
gialla, di Giorgio Scerbanenco (nato a Kiev da padre ucraino, il nome originale
russo è stato italianizzato).
Un
autore da rivalutare assolutamente nel panorama, non sempre confortante, –vedi
la moda perlopiù ingiustificata e pretenziosa del giallo scandinavo…- della
letteratura poliziesca europea del XX secolo.
bravo Rodolfo.
RispondiEliminaComunque mi ha fatto morire il video di Natalino Balasso. Ma dove lo hai trovato ?
Ciao CLaudio