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martedì 5 luglio 2011

Il Cimitero dei Libri da Dimenticare

I motivi per cui si sceglie un libro fra tanti sono i più vari. Principalmente ci affidiamo ai consigli di amici e conoscenti, alla recensione di qualche rivista o sito web, al passaparola dei lettori, a qualche spot pubblicitario. In alcune occasioni subiamo il fascino di un titolo accattivante o un colpo di fulmine irrazionale.
Comunque sia, negli ultimi tempi mi sono imbattuto in due libri molto sponsorizzati: “La principessa di ghiaccio” di Camilla Läckberg e “Chiedi scusa! Chiedi scusa!” di Elizabeth Kelly.
Ebbene, nonostante le ottime premesse, si sono rivelati letture deludenti.
Nel primo caso, quello che si presentava come un nuovo thriller “nordico”, trascinato dalla moda del momento, ha rivelato una narrazione semplicistica, scolastica e priva di mordente (problemi di traduzione?), quasi sciatta, senza le impennate e i colpi di scena tipici del genere, né la suspence che ti fa correre a spron battuto verso l’ultima pagina. Anche il gran finale a sorpresa, facilmente intuibile ad un certo punto della storia, non è in grado di emozionare più di tanto.
Nel secondo caso, ci troviamo scaraventati in mezzo ad una scombinata famiglia di squilibrati, inaffidabili e ubriaconi, la cui storia è narrata, partendo da una imprecisata infanzia fino all’età adulta, dall’unico personaggio vagamente normale del gruppo. Tuttavia, con lo scorrere della trama e il sovrapporsi di alcuni eventi drammatici (i momenti migliori del libro…), anche la figura di quest’ultimo subisce una involuzione, costellata da fallimenti, indecisioni, sensi di colpa e una costante inettitudine.
I personaggi sono ben descritti, ma forzatamente irritanti e fastidiosi come mosche Tze-Tze, e la storia, nel suo insieme piuttosto slegata, parte dal nulla per finire nel nulla di compiuto.  

Nella mia libreria vige un ordine svizzero. I libri indimenticabili, che hanno lasciato un segno indelebile, sono ben esposti sul davanti, sui ripiani più comodi; e lì restano indefinitamente. I libri di scarso interesse, deludenti, finiscono pian piano in seconda o terza fila sui ripiani più scomodi; e un po’ alla volta scompaiono…

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